Il primo cenno storico del possesso del feudo di Màrcatobianco è ascritto ad un certo Francesco Valguarnera, la cui famiglia lo tenne in possesso fino agli inizi del 1600. Ad acquistare il fondo da Annibale e Vincenzo Valguarnera fu Angelo Gorfino un genovese che il 18 dicembre del 1607 lo cedette al proprio nipote Angelo Gorfino, proprietà che fu tenuta dalla medesima famiglia fino al 1745.
Successivamente, fino al 1849 Màrcatobianco fu posseduto dai signori: Nicola Incandiola, Antonio Maria e Giovarmi Spinotto, Michele Lanza Morello, Corrado Lanza Parisi e Michele Lanza Parisi.
Una storia di lacrime e sangue
Agli inizi del secolo XX il Feudo di Màrcatobianco risulta in possesso del notaio Agostino Guccione, il quale lasciò la proprietà ai quattro figli Giuseppe, Damiano, Stefano e Antonino. La proprietà di Stefano andò alla figlia Iolanda insieme a quella del fratello Antonino che era senza eredi; la ragazza, nonostante il diniego dei genitori, sposò un certo Albergamo, un funzionario addetto alla riscossione delle tasse. La negazione del matrimonio da parte della famiglia Guccione era dovuta al fatto che Albegamo, oltre ad essere di ceto sociale inferiore, aveva anche disturbi psichici, tanto da causare una sciagura nella famiglia Guccione.
Successivamente ad una serie di tentavi da parte dell’Albergamo di ricevere in donazione il feudo di Màrcatobianco ed il rifiuto da parte dei legittimi proprietari, una mattina, per vendetta uccise la propria moglie, la quale era anche incinta, nonché la zia, moglie di Antonio, la quale, essendo senza figli, aveva riversato il suo istinto materno alla cara nipote.
L’Albergamo, successivamente al grave omicidio, si toglierà anche lui la vita, ma morirà solo dopo due ore.
L’omicida verrà riconosciuto mentalmente malato dopo 15 armi di processo; il feudo però fu ereditato dai fratelli dell’Albergamo, in quanto essendo morto dopo la moglie, anche se solo di due ore, in quel frangente rappresentava l’unico legittimario della proprietà della moglie Iolanda, così, per i signori di Màrcatobianco, al danno si aggiunse anche la beffa.
Successivamente, gli eredi di Giuseppe e Damiano Guccione vendettero parte della proprietà del feudo, ciò consentirà a diversi mezzadri di diventare legittimi proprietari della terra che da sempre avevano coltivato.
Per tanto tempo la casa padronale dei Guccione di Màrcatobianco, in ricordo del tragico fatto, venne soprannominata dalla popolazione locale, “casa di la disgrazia”. I contadini del luogo raccontano anche che nelle notti di luna piena si vede girare per le strade del villaggio il fantasma della bella Iolanda che implorava aiuto per lei e per il suo bambino.