La Magna via Francigena ancora oggi si può individuare lungo il corso del fiume Torto, fino a lambire Roccapalumba “Valle del Palumo”, quindi, penetra nell’attuale centro abitato di Lercara Freddi) dal bivio di Portella Scannata, nel territorio di (Lercara Friddi) e dopo avere attraversato il centro abitato si dirige verso la polveriera militare per arrivare alla località di S, Pietro indicata come “Stazione Comiciana” del percorso di Antonino per poi proseguire per il bivio dell’attuale Tumarrano. Il percorso stradale si snoda a oriente e, costeggiando il fiume Torto e la linea ferroviaria (Termini-Caltanissetta-Enna), raggiunge prima la stazione di Màrcatobianco, poi quella di Valledolmo e successivamente incrocia l’odierna SS. 121. Da qui all’altra statale – la S.S. 120 – la strada è identificata con la sigla S.P. 8, la quale segue il percorso per Magazzinazzo, Valledolmo (m. 769), Portella Campanaro (m 903), Portella Mangiante (m 871), masseria Mandragiumenta (m. 806), e perviene al quadrivium, oggi noto come quadrivio di Brignòli, per la vicinanza con la masseria omonima. Dal quadrivium, la S.P. 8 curvando a destra, in direzione nord-est, raggiunge l’odierna SS. 120 (attraversava le contrada Ciarmaritaro e Fontana Murata luoghi risalenti al periodo Bizantino) al bivio detto di Valledolmo (m 685), che si trova nel territorio di Caltavuturo, ad un km dal centro abitato. Da questo punto, il pellegrino, attraverso Caltavuturo, Collesano e Gratteri, poteva raggiungere la Messina-Palermo per le marine a Cefalù, mentre, in alternativa, poteva proseguire sulla Palermo-Messina per le montagne, verso Polizzi, Petralia, Gangi, Nicosia, Troina, Randazzo, Taormina, Messina. Ad affermare dell’esistenza della Magna Via Francigena a Castronovo di Sicilia esistono altri due documenti il primo di Pirro (vedi Sic. Sacr. Ad magnam viam frangigenam Castrinovi, pag. 383) e l’altro un Diploma Greco del 1094 (Storia dei Musulmani, vol. III, pag. 339, 441) che entrambi asseriscono l’esistenza della Via Francigena percorso “di origine Bizantino, quella che tennero i Normanni addentandosi nel cuor dell’Isola, e ch’essi racconciarono o prolungarono dopo Petraia o Castronovo per farne linea di separazione sopra Palermo”. Questo quadrivium è documentato in un diploma greco del 1132 che Giuseppe Spata pubblica assieme ad una traduzione latina del XII sec. Con questo diploma re Ruggero edificava il duomo di Cefalù, lo istituiva a cattedra vescovile e descriveva i confini della nuova diocesi cefaludese, cfr. G. SPA- TA, Le pergamene greche esistenti nel grande archivio di Palermo, Palermo 1862, pp. 423-428, n. 3; in particolare, a p. 424 nel testo latino si legge: «quadrivium unde procedit via que ducit Petraliam et Castronovum et Biccarum et Panormum».